A Giggi, ma ‘ndo vai?

Ci sono persone – non personaggi, persone – che ti sembra di avere avuto accanto, in un modo o nell’altro, per tutta la vita. Che erano e sono “di casa”, molto più di certi parenti, di tanti conoscenti. Anche se in vita tua gli avrai parlato una, due volte oppure mai. Anche se gli hai chiesto solamente uno scatto fotografico, la firma su un biglietto del teatro

Perché ti sono venute in mente, per ogni battuta che hanno fatto, che sembrava cucita su misura per quella situazione che ti stava capitando; come se per affrontare la quotidianità, per esorcizzarla, fossero d’aiuto più le cose che hanno detto loro, la risata che t’hanno fatto fare, rispetto ai consigli, spesso non richiesti, che t’ha dato un sacco di gente. 
E chi ti ha fatto ridere, di più; chi ti ha fatto ridere è come se t’avesse fatto un prestito di un sacco di soldi, rinnovabile per ogni volta che ti torna in mente quella battuta, quella posa, quell’espressione. E torni a ridere anche da solo. 
Perché se un attore non muore mai del tutto, un comico nemmeno invecchia. Magari fa finta di andarsene proprio all’alba del compleanno suo, per dare alla morte l’illusione di avere fatto zero a zero. 

Perché chi ti ha fatto ridere, in qualche modo lo rincontrerai, ogni volta che ne avrai bisogno. 
Forse ci sarà pure venuto, l’istinto di piangere, quando abbiamo saputo di Gigi. Un attimo dopo abbiamo avuto l’istinto di sbottare a ridere, immaginando l’unica cosa che poteva dire, sentendo la morte bussare di prima mattina: – Famme sentì che vole ‘sta rompicojoni. –

Paolo Marcacci