Plasma, il mistero si infittisce: la cura di cui non si parla più fa enormi progressi

Dopo essere stata capofila della protesta in Italia contro le politiche anti-pandemia (che però si sono dimostrate letali per l’economia), Napoli si propone oggi come città leader per la promozione e l’utilizzo della cura con il plasma iperimmune.
E’ ciò per cui si stanno battendo con successo organizzazioni come l’associazione “Insieme per la Campania” e “Noi italiani”, già protagoniste per il mega corteo pacifico denominato “I funerali dell’economia campana” svoltosi sul lungomare di Napoli.

Importante la risposta degli ospedali napoletani a questa terapia, primo tra tutti il Cotugno di Napoli.
Dona il plasma” è infatti lo slogan che accompagnerà “Tsunami”, il protocollo sperimentale attivato dal Cotugno per l’impiego del plasma iperimmune nel trattamento delle polmoniti da Covid-19.

L’obiettivo” – spiegano i promotori dell’iniziativa – “è quello di reclutare una grande quantità di donatori per cercare di ottenere plasma efficace per contrastare il virus“.

Roberto Parrella, direttore dell’unità operativa Malattie Infettive e Respiratorie del Cotugno, responsabile del progetto, ha fatto sapere alla stampa che il plasma iperimmune è raccolto grazie alla donazione di pazienti guariti dal Covid che presentano un’elevato numero di anticorpi specifici utili a neutralizzare il virus e a ridurre la carica virale negli ammalati.
E’ una vera e propria arma contro il Covid, ma per essere decisiva ha bisogno della solidarietà e della partecipazione del maggior numero di persone possibili.

Ha tutte le potenzialità per diventare la terapia vincente nel futuro prossimo della battaglia contro il coronavirus, e ora più che mai è al centro della campagna di sensibilizzazione lanciata dall’azienda ospedaliera napoletana.
L’indicazione è somministrare il plasma entro i primi dieci giorni dalla comparsa dei sintomi, così da evitare la progressione della malattia in forme più severe.
Tutti i guariti dal Covid possono essere donatori, sia dopo un ricovero ospedaliero di qualsiasi livello, sia dopo un isolamento in casa.

L’età dei donatori è compresa tra i 18 e i 60 anni: ora si punta tutto sullo spirito di solidarietà che da sempre contraddistingue il popolo napoletano.

Certo, resta il rammarico per una domanda che ancora resta senza risposte: per quale motivo questa terapia non è ancora tra quelle riconosciute e utilizzate nei protocolli ospedalieri per i pazienti covid?
Ma è proprio questa battaglia uno dei punti nell’agenda delle due associazioni “Insieme per la Campania” e “Noi italiani”, divenute ormai veri e propri cani da guardia sull’operato delle istituzioni locali.
Per chi volesse darci una mano, è possibile farlo gratuitamente.

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