Probabilmente neanche al funerale di Evita e di Peròn, vi furono tante persone come quelle che in questo preciso momento, stanno partecipando, in crescendo fin da ieri, a quello di Diego Armando Maradona.
Una fila grossa e ondeggiante di persone accalcate, con mascherina e senza, che incanalata fra transenne di ferro, si perde, incurante del covid 19, a vista d’occhio, fino a Plaza de Mayo, commuove e preoccupa allo stesso tempo le persone equilibrate e ragionevoli; oltre che la polizia.
La bara di Dieguito, avvolta nella bandiera argentina è all’interno della “casa de gobierno”: la Casa Rosada; così denominata, a causa di quel suo particolare color rosa; risultato di una miscela di calce e sangue di tori di memoria coloniale.
Dopo qualche ora appena dalla sua esposizione per il pubblico, la bara chiusa dove riposa Dieguito, è oramai quasi sommersa da magliette del Boca, di altre squadre e fiori, che la gente gli getta ‘addosso’ mentre passa.
Molte persone in fila sono alterate da alcool e droghe; vi sono ladri e quella parte di umanità che Diego conosceva perfettamente. Ma pure molte persone tranquille, che vogliono ringraziare Diego per i momenti di gioia che hanno vissuto con i suoi magici dribbling.
In questo istante temo che possano accadere episodi molto pericolosi, se la polizia non manterrà, pure essa, la professionalità e quindi la calma. Può accadere “de todo” come si dice in Argentina. E non credo che l’anima di Diego, guardando dall’alto, possa essere contenta di questo.
Mimmo Politanò