Al Vigorito di Benevento s’inizia con i giocatori rilassati come ad una partitina in famiglia, durante un campionato tra amici, d’estate. Le foto dei fratelli Inzaghi abbracciati e sorridenti, qualche immagine di calciatori infreddoliti, sotto una lunga coperta in tribuna, danno al cuore romantico dell’osservatore, qualche momento di serenità, in questo anno terribile, che finalmente sta volgendo al termine.
Si vede subito che sul campo la Lazio ha la postura di chi conosce il proprio valore. I calciatori del Benevento appaiono finanche piccoli in confronto a quelli della squadra di Lotito. Il possesso palla è a favore della Lazio e il gol di rapina, da centroavanti all’antica, di Immobile, fanno capire che i laziali però non sono andati a Benevento per un pareggio; che accontenterebbe soltanto gli stimati genitori Inzaghi; tanto cari oramai a molti tifosi italiani.
Il Benevento, nei primi 45 minuti, non ha giocato una buona partita. Ha commesso troppi errori, attenuati soltanto dal gol del pareggio di Schiattarella, con dedica amorosa-batistutiana, alla moglie.
Il secondo tempo appare più interessante del primo. L’entrata di Improta e Iago, dà una spinta maggiore e un controllo di palla più rassicurante alla strega che si spinge spesso nell’area avversaria e che riesce anche a contrastare, pur se in modo disordinato, e a volte casuale, gli attacchi dei giocatori della Lazio.
La partita in fondo è sembrata soltanto una intensa seduta d’allenamento. Schiattarella è stato il migliore del Benevento fino al momento della sua aggressività incontrollata, che gli è valsa la giusta espulsione. Nella Lazio nessuno si è messo in luce particolarmente; neanche i giocatori più temuti.
Incomprensibile l’espulsione del direttore sportivo del Benevento, Foggia. L’abbraccio finale dei due fratelli Inzaghi senza dubbio è stato il momento più bello di un incontro inconsciamente predisposto al pareggio.
Mimmo Politanò