Non è invero molto semplice riuscire a capire se si debba classificare la vicenda del coronavirus sotto la voce “tragedia”, o sotto quella “commedia”.
In effetti da un’attenta analisi, non di superficie, affiora limpidamente come ciò che stiamo vivendo da ormai quasi un anno presenti un’alternanza costante di elementi tragici ed elementi comici, con l’ovvia conseguenza per cui ciò che stiamo vivendo risulta spiazzante, disorientante, straniante.
A suffragio di ciò si ricordi quanto sta emergendo nelle ultime ore. In particolare nell’area inglese è già stato segnalato un nuovo ceppo del virus. Nuovo ceppo che – ci suggeriscono le autorità britanniche – è letteralmente fuori controllo.
L’OMS, per parte sua, ci segnala che questa nuova variante del virus già è approdata sull’intero continente europeo, se è vero, come dice l’OMS, che se ne rinvengono casi già in Olanda e in Danimarca.
Non deve sfuggire, del resto, che l’Inghilterra sia stata la prima terra a sperimentare in Europa la vaccinazione di massa con anche alcune evidenti conseguenze dette “effetti collaterali”, se si considerano le allergie incontrate.
Ebbene, proprio quando in Inghilterra si cominciava a intravedere la luce di un possibile ritorno alla normalità grazie al vaccino, ecco che spunta improvviso e repentino il nuovo virus, o meglio, la variante del coronavirus.
Del resto anche con il vaccino ci avevano già segnalato che mai si sarebbe tornati facilmente alla normalità. Infatti si diceva “anche i vaccinati potranno diffondere il virus“, sicché bisognerà mantenere in vita egualmente il nuovo regime terapeutico con il divieto di assembramento, il lockdown, il distanziamento sociale e le immancabili mascherine, nuove uniformi del regime.
Con la variante del coronavirus ci attende dunque un 2021 particolarmente interessante, per usare una formula eufemistica.
Dopo il Covid-19, possiamo dirlo, è spuntato il Covid-20. “Anno nuovo, virus nuovo”, si potrebbe dire.
Chi non ha ancora capito cosa stia avvenendo è o lento di comprendonio o molto più spesso in cattiva fede. Sta avvenendo ciò che da tempo paventavamo: una pandemia infinita, che non finirà perché non può finire, non deve finire. Se finisse finirebbe ipso facto, anche la sovrastruttura politica razionale e critica che si è creata.
Se dovesse venir meno l’emergenza, se dovessero venir meno le pandemie, se dovesse estinguersi il virus, allora si dovrebbe tornare alla normalità.
Ma poiché alla normalità non si deve tornare, ne segue che il virus non dovrà sparire. Dovrà anzi presentarsi in forme mutate ancor più aggressive, dovranno sopraggiungere “nuove e più letali pandemie“, come già ci hanno segnalato l’OMS, l’ONU e anche – si parva licet componere magnis – Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute.
Ebbene sì, è proprio così. E’ difficile non comprendere come siamo al cospetto di una nuova razionalità politica che abbisogna dell’emergenza perpetua per rendere perpetue le misure emergenziali, per far sì che la normalità non torni, per far sì che si normalizzi lo stato d’emergenza.
Questo è il punto fondamentale.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro