C’è un aspetto tra i tanti che merita una breve analisi. Tale aspetto coincide con il crescente consenso che si sta condensando intorno alla figura di Mario Draghi. Un aspetto enigmatico se si considera che la figura di Mario Draghi è tutto fuorché pacificamente riconosciuta come universalmente buona, tale da difendere gli interessi della nazione nel suo complesso.
Draghi è una figura che finora era stata divisiva, non fosse altro che per il fatto che fino ad oggi ha difeso egregiamente gli interessi di certi gruppi. Quelli dei mercati, della classe dominante, dell’Unione Europea e della Banca Centrale. Nel tutelare egregiamente gli interessi di suddette agenzie, Mario Draghi ha potuto nuocere all’interesse dei ceti nazionali popolari, delle classi lavoratrici, in sostanza dell’interesse nazionale.
Quello che stupisce è il consenso che si sta costituendo intorno a una figura controversa come quella di Mario Draghi.
Non ci stupiamo del pieno consenso che gli viene tributato dalle sinistre fucsia, liberiste, post-moderne che giubilano tanto quanto i mercati davanti a lui. Loro che sono le guardie dei mercati stessi, i loro cani da guardia senza dignità e sempre scodinzolanti dalla parte del padrone contro le classi lavoratrici.
Ci stupiamo se mai che all’improvviso si trovino a elogiare Draghi anche quei gruppi sovranisti che abbiamo visto prodursi in una trattatistica feroce contro l’euro e contro l’UE. Ebbene questi stessi soggetti che fino a ieri demonizzavano Draghi, oggi lo celebrano.
O è cambiato Mario Draghi, o sono cambiati loro.
In molti dicono che Draghi si sia redento, ebbene se così fosse non si troverebbe ora dove si trova. Le classi dominanti lo avrebbero prontamente marginalizzato.
Sono quelli che ora lo elogiano a essersi convertiti, ad aver abbandonato il loro spirito critico verso l’Unione Europea, verso le banche, verso il sistema eurocratico dominante.
Dicono che Draghi sia un fuori classe e non possa stare in panchina, peccato che giochi con la maglia dell’altra squadra.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro