Caro Pippo: odio il catenaccio, anche quando l’avversario si chiama Roma

Forse non sono adatto a scrivere articoli di calcio, perché vivo questo sport con troppa passione. E questa mi induce a non essere equilibrato in certi giudizi. Tanto è vero che fino a qualche minuto fa, avevo deciso di non scriverlo; anzi di non scrivere più nessun articolo di calcio. Ma l’incoerenza è la costante della mia vita che più amo, perché mi permette di cambiare idea e non irrigidirmi in posizioni che potrebbero poi diventare errate.

Io, fin da bambino, sono tifoso del Newell’s Old Boys di Rosario, Argentina, dove ho pure giocato fino a prima di ritornare in Italia. Da questa mia cultura calcistica potete dedurre, se volete, quale possa essere il mio modo di vedere, sentire, percepire, amare il calcio. Odio il catenaccio! Preferisco perdere per ‘goleada’ ma con dignità. Invece ieri la mia amata Strega, ha chiuso le sue vie, come una vecchia zitella che rifiuta di essere penetrata, ma che non dovrebbe accontentarsi di un pareggio così svilente.

Non racconterò la cronaca della partita, perché mi appare superflua, commenterò quello che è il mio ricordo di essa, dopo aver tentato di dormire qualche ora.

Anche stamane, alle ore 9:23, sento un po’ di ‘contrattura’ nei confronti del mio tanto apprezzato Filippo Pippo Inzaghi, perché non ho capito come mai abbia sostituito Nicolàs Viola? Il giocatore stava facendo una buona partita, anche a detta degli esperti commentatori di Sky. Era l’unico che verticalizzava di prima e diverse volte ha messo in condizione Lapadula di poter segnare. Inoltre ha annullato Pellegrini a centrocampo, facendo anche un lavoro scurissimo accanto a Schiattarella ed Hetemaj. Per non parlare dei suoi calci d’angolo. Inzaghi avrebbe dovuto, secondo me, sostituire il gladiatore Glik o Schiattarella, che erano già stati ammoniti: ma non lo ha fatto. Perché?

Io, da allenatore, non toglierei mai dal campo il calciatore di più talento. Anzi, direi ai miei giocatori di scambiare più palloni con lui. Invece puntualmente, ieri, come in tutte le partite precedenti, Viola si è trovato da solo, in posizione favorevole, e nessuno gli ha passato il pallone. Il giocatore calabrese ci ha abituati in questi anni a gol di furbizia da 50 metri, e anche di potenza e classe da 25/30. E quando uno ha determinate capacità, ce l’ha sia in serie B che in serie A. Il gol di tacco con cui il Benevento ha pareggiato la partita della settimana scorsa col Bologna, è nato da una sua genialità.

Inoltre vorrei sapere da Inzaghi perché non ha messo in campo neanche per qualche minuto il gigante Gaich?

Il giovane argentino ha capacità di fare gol variando il tema in modo imprevedibile. E sul fatto di non avere uno stato di forma perfetto, a un’età così giovane, e con un fisico così prorompente, poco dovrebbe importare.

E’ innegabile però, che Lapadula, ad ogni partita, lasci nel campo l’anima, ma forse in un’altra posizione (magari più defilato sulla destra del campo) potrebbe rendere ancor di più.

Penso che il Benevento avrebbe potuto finanche vincere questa partita; ma se l’allenatore e lo staff non infondono fiducia, sicurezza, e spirito di gruppo vero e concreto ai propri calciatori, come si può pensare che si possa giocare da squadra alla pari con le prime in classifica?

Mi passa per la mente che Tello solo davanti al portiere si è sentito tremare le gambe, perdendo un’occasione ghiotta. Ma il calcio, come sanno quelli che lo hanno giocato e lo conoscono, è prima mente, poi personalità, poi ‘garra’ e sete di vittoria a ogni costo.

Della Roma Spinazzola, Pellegrini e Mkhitaryan sono quelli che mi sono più piaciuti, pur se tutti e tre sono stati sotto il loro consueto livello.

Del Benevento voglio mettere in luce Barba, che sta crescendo partita dopo partita e ieri ha giocato con la rabbia positiva giusta. Depaoli è stato meno brillante del solito, ma dalla sua parte Spinazzola e Mkhitaryan non sono stati avversari facili. Lapadula per volontà e Viola e Schiattarella ed Hetemaj per la barriera invalicabile al limite dell’area grande.

Nel Benevento questo pareggio, soprattutto in dieci, farà morale, ma caro Pippo, amo il gioco all’attacco, come amavo te, quando giocavi e volevi vincere per forza.

Mimmo Politanò