In corso di abrogazione il primo articolo della Costituzione italiana

Articolo 1 della Costituzione. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Il legislatore della Costituente definisce il significato della parola Italia in una frase. È una Repubblica perché a seguito del referendum del 1946 il popolo italiano decise di rinunciare alla monarchia. È democratica perché dopo aver sperimentato un regime totalitario il popolo attraverso i propri rappresentanti eletti scelse la forma di governo tanto cara a Pericle (personaggio della politica ateniese e padre della democrazia).

“La sovranità appartiene al popolo”, non più quindi, al re, ma al popolo italiano, a cui nessuno è sovraordinato. Il verbo “appartenere” sta a significare che la sovranità è parte integrante del popolo italiano. Nessuno può quindi, disporre sulla sovranità se non il popolo. A meno che non si violi il primo articolo della Costituzione, a Nessuno è concesso di espropriare il popolo della sua sovranità, semplicemente perché essa appartiene soltanto al popolo italiano e sul punto la Costituzione è di una chiarezza sconcertante.

E quindi, quando sento dire che dovremmo cedere la sovranità all’Europa che cosa significa? Significa che quella sovranità che era transitata dal re al popolo italiano, dovrebbe passare dal popolo italiano all’Europa? Ci viene dunque proposta l’Europa quale nuovo monarca? Il termine sovranità ricordo che è strettamente collegato alla libertà ed alla democrazia. Venendo meno la sovranità il popolo che la perde non sarebbe più completamente libero e la sua democrazia sarebbe limitata.

E questo perché se le decisioni le prende colui a cui avremo ceduto gentilmente la sovranità e non più il popolo italiano (ad iniziare da quelle economiche e vaccinali), il popolo stesso si avvierà a recitare un ruolo sempre più di spettatore, piuttosto che di protagonista come invece vorrebbe la Costituzione.

I continui debiti, l’economia che non riparte, intere categorie produttive ormai allo sbando, trasformare il sacrosanto sostegno a chi si trovi temporaneamente in difficoltà in un reddito strutturale per milioni di persone e quindi, anche a chi decide di non lavorare e vivere alle spalle degli altri, a cui si aggiunga la totale assenza di politiche rivolte al lavoro .. sono tutte condizioni idonee a facilitare il passaggio delle decisioni da chi, attraverso i propri rappresentanti parlamentari e governativi non sembri saper badare a se stesso, a chi si è deciso (!?!) debba essere il nuovo sovrano.

Perché quindi, continuare ad assecondare tale disegno, quando una buona amministrazione del Paese ci garantirebbe quella sovranità prevista, ab initio (per prima in ordine di importanza), dalla Carta Costituzionale? Visto poi, che già con l’euro abbiamo perso la sovranità monetaria e non mi interessa minimamente entrare nel merito di euro si od euro no.

Mi permetto chiaramente di riportare i fatti soltanto per dovizia di cronaca. Anche se, proprio per recentissima cronaca, dallo stesso pulpito in cui si chiede nuova cessione di sovranità, al contempo si blinda quella (monetaria) già persa bollandola con il marchio dell’irreversibilità. È vero che tutti i governi son sempre partiti con il vento in poppa per poi, esser miseramente dimenticati. In Italia mentre l’ultimo inquilino di Palazzo Chigi non ha ancora fatto le valige, tutti già acclamano e si votano al successore. Ormai quel pulpito sta diventando sempre più disinvolto nel superare i precetti costituzionali. Anche se seppur abituati a tutto, ma alla gioia straripante per una promessa, proveniente dal nominato di turno, di espropriazione di una ulteriore quota di sovranità popolare mi sembra non ci fossimo mai arrivati.

Se un tempo il Messia moltiplicava i pani ed i pesci, i presunti tali, invece, trovano nuovi monarchi per i popoli ignari e distratti che si lasciano sfilare persino ciò che gli “appartiene” per diritto costituzionale. Nel silenzio generale … la voce fioca che si leva, impotente, in un deserto giubilante ha il solo pregio di rasserenare la mia coscienza.

Enrico Michetti