Come un serpente che si morde la coda, continua la corsa alle vaccinazioni (che in Italia corsa non è), ma continuano a spuntare nuove varianti e a rafforzarsi quelle già in auge. Intanto le autorità italiane iniziano già a parlare di lockdown e, nel migliore dei casi, di zone rafforzate. Presto potremmo vedere molte regioni italiane a tinte più scure di quelle attuali, e un Dpcm di Draghi molto simile ai vecchi decreti del Primo Ministro Conte.
La causa di tutto questo è, anche per il Direttore del Campus Bio-medico di Roma, il ritardo e la confusione che si sta facendo sui vaccini.
Forse anche per questo si stanno ponendo le basi per lavorare alla produzione di un vaccino italiano, come annunciato dal Ministro Giorgetti: “Si sta procedendo ad individuare quelle aziende che, dal punto di vista tecnologico e infrastrutturale, potrebbero essere in grado di produrre vaccini in Italia in un ristretto arco temporale“, ma la produzione nostrana non vedrà i suoi frutti fino al prossimo autunno, e nel mentre ci sarà da accelerare comunque contro Covid e varianti.
Ecco l’intervista di Stefano Molinari al Prof. Massimo Ciccozzi.
“Non siamo messi bene in tutti i casi, sia nella vaccinazione che nel numero di infezioni che si sta nuovamente alzando. La situazione è preoccupante. Non dico che dobbiamo fare una lockdown totale ma almeno parziale dovrebbe darci qualche soddisfazione. Cambiare colore e fare in modo che le zone diventino più controllate dovrebbe darci numeri diversi ma questo non sta accadendo.
Il virus corre di più di quanto noi riusciamo a vaccinare. Siamo intorno al 5% di vaccinazioni sulla popolazione italiana, è molto poco.
Dal punto di vista immunologico non è un errore. Se un vaccino viene testato e portato avanti su due dosi, significa che la prima dose serve ad innescare il sistema immunitario e la seconda è di richiamo, e solo in quel caso posso aumentare gli anticorpi specifici. La Gran Bretagna sta andando su una dose? Una sola la possiamo rischiare su chi ha già avuto Covid.
Sono d’accordo sul fatto che l’alternativa al vaccino non può essere sempre la restrizione. L’anno scorso, nonostante il lockdown, non siamo andati mai a zero con il virus che circolava e poi abbiamo avuto una grossa impennata in estate.
Questo lockdown senza vaccinazioni è comunque un qualcosa di parziale e non penso ci possa aiutare. Non abbiamo ricordi di lockdown che poi ci hanno salvato.
Siamo in un momento delicato, in un confine tra poter vaccinare ma non avere ancora le dosi. Siamo nella paranoia di dire ti do una dose ma, immunologicamente parlando, è quanto di più sbagliato si fa. Siamo in questa linea di confine di rosso, il lockdown chirurgico non ci ha dato soddisfazione fino adesso ma io spero sempre nel comportamento delle persone. Noi siamo i primi attori di questa pandemia e dobbiamo proteggerci.
Il virus ha fatto una mutazione importante, se quella inglese continua a correre in questo modo sarà il ceppo predominante in Europa ed è molto più contagiosa per la mutazione che ha fatto“.