Il made in Italy, le aziende strategiche, le banche, i porti italiani sono finiti nel mirino. L’obiettivo è sfruttare le conseguenze del post-pandemia e la crisi economica per depredare l’Italia favorendo potentati bancari e finanziari stranieri.
L’operazione è resa possibile oggi più che mai da due fattori principali: quello economico, che vede la maggior parte delle aziende in crisi e con gravi problemi di liquidità, e la presenza al Governo di Mario Draghi, che da sempre è al servizio proprio dei grandi potentati finanziari stranieri.
L’idea è infatti quella di chiudere il maggior numero di operazioni nel più breve tempo possibile, prima che lo stato emergenziale possa scemare, approfittando delle difficoltà che stanno attraversando le realtà produttive alle prese con un mercato interno contratto come mai prima d’ora e con canali esteri bloccati per conseguire posizioni di leadership commerciale e tecnologica ai danni del nostro paese.
Scenari inquietanti, quelli che emergono dall’ultima relazione dei servizi di intelligence al Parlamento, dove si parla chiaramente del fatto che le minacce agli asset strategici italiani hanno avuto un’impennata senza precedenti a partire dal 2020.
Le società italiane sono infatti un target privilegiato per l’alta specializzazione industriale.
Le principali minacce provengono in questo momento da Cina e Francia, ma le aziende e gli asset del paese sono finiti anche nel mirino degli Stati Uniti e di altri paesi del nord Europa.
Pensate che, nell’ultimo anno, è aumentata di quasi dieci volte la penetrazione dei capitali provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese nel tessuto economico italiano. E non parliamo di investimenti o di partnership, ma di vere e proprie acquisizioni predatorie, fatte approfittando della crisi in cui versano gli imprenditori del nostro paese.
Questi numeri sono stati messi nero su bianco dall’ultima relazione del Copasir sull’argomento. Pensate che nella mia Campania le aziende cinesi sono cresciute in breve tempo del 46%.
La Francia dimostra invece di essere più interessata ad entrare nelle nostre banche: come fa notare il Copasir, si può temere un deprezzamento dei valori di aziende quotate in borsa che potrebbe favorire iniziative e tentativi di scalate da parte di soggetti esteri. Infatti la crisi economica, la contrazione della domanda e la dipendenza dal credito bancario, offrono le nostre aziende su un piatto d’argento ai fondi e ai capitali stranieri.
BNP Paribas controlla Banca Nazionale del Lavoro, Crédit Agricole ha avviato la sua strategia di inserimento in Cariparma, in Friuladria, in Carispezia, e ora lancia un’opa sul Credito Valtellinese. Come se non bastasse si aggiunge alla lista anche la futura acquisizione di Borsa Italiana S.p.a. da parte del consorzio franco-olandese Euronext.
L’unica possibilità che avrebbe il nostro Governo per bloccare questa strategia predatoria sarebbe l’utilizzo dello strumento del golden power che dà la possibilità all’esecutivo di avere l’ultima parola, e quindi di poter bloccare le acquisizioni dei nostri asset o aziende strategiche da parte di potentati bancari e finanziari internazionali.
Unico dettaglio: il nostro attuale Presidente del Consiglio è la massima espressione di quegli stessi potentati bancari internazionali. Les jeux sont faits.
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