“Libertà è partecipazione” cantava il mai dimenticato Giorgio Gaber in tempi in cui la battaglia per i diritti occupava un posto di rilievo nelle coscienza collettiva. Uno spirito unitario, un moto di insieme, che oggi sembra essere sprofondato nell’individualismo odierno. Ognuno per sé e nessuno per tutti: così la partecipazione alla vita pubblica sta lasciando il posto al disinteresse generale e la famosa libertà invocata da Gaber è sempre più ristretta al benessere di pochi.
Stesso destino toccato alla libera informazione, caposaldo di qualsiasi democrazia, ora minacciata dai colossi della rete, ora indifesa dai gestori della cosa pubblica. Così accade quindi che un gigante del web come Google assuma il potere di contestare i contenuti di un’emittente autonoma e privata come Radio Radio per due articoli ritenuti “dispregiativi e pericolosi”.
Un episodio portato in onda da Fabio Duranti, che insieme a Francesco Vergovich ha commentato l’accaduto: “Noi vogliamo rimanere liberi e indipendenti finché abbiamo forza e finché ci saranno persone che sosterranno la nostra indipendenza”.
Ecco l’intervento di Fabio Duranti a “Un Giorno Speciale”.
Ormai siamo a un bivio, sono arrivate le multinazionali. Adesso che il mainstream è creato, è solidificato, che si sono fatti fare tutti i permessoni adesso girano la vite e quindi tutti contro. Ma a tutti i livelli, dalle amministrazioni alla magistratura, che prima tutelava la libera informazione. Senza un’informazione libera, senza un’informazione indipendente e autonoma, torniamo all’epoca dell’Istituto Luce, dei comunicati del regime. Che oggi si chiama Governo democratico, ma è sempre un regime. Lo abbiamo visto qualche mese fa: hanno messo a disposizione 50 milioni di euro per quelli che avevano partecipato alla mangiatoia del 2017 e che trasmettono i comunicati del Governo.
Oggi il grande tessuto del pluralismo commerciale, di informazione, di lavoro, deve essere cancellato. Perché Draghi è sostanzialmente la distruzione creativa, bisogna distruggere le piccole imprese perché poi quella gente confluirà nei grandi gruppi. Questo è quello che loro vogliono: distruggere quello che è stato il grande patrimonio dell’Italia. Loro ti vogliono dipendente di un grande gruppo. Questo vogliono fare e lo stanno facendo anche con l’informazione: Google ne è un esempio.
E chi ci governa oggi vuole questo. Lo ha dichiarato in tante occasione: fine del pluralismo. Quindi voi dovete sparire, è inutile che vi illudiate che domani vi faranno riaprire. Se non si fa un’informazione corretta, se non si accendono gli animi, nessuno vi farà riaprire. Non vi illudete! E quando si riaprirà vi verrà presentato il conto.
Noi vogliamo rimanere liberi e indipendenti finché abbiamo forza e finché ci saranno persone che sosterranno la nostra indipendenza. Oggi arriva Google, arrivano le grandi reti e tutto il nostro lavoro di reputazione e responsabilità viene cancellato in un secondo. Lo Stato questo non può permetterlo. Come è possibile che un Paese libero possa ridursi in questo modo?”.