Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato, durante i suoi interventi al Senato, di voler attuare in primis delle riaperture graduali degli istituti scolastici. Il Premier ipotizza questo e in più, subito dopo Pasqua, di far tornare in vigore la zona gialla, sospesa dalle attuali restrizioni. Tutto questo però, ha precisato, in base all’andamento della curva epidemiologica del virus Covid -19.
“La parola che ha scaldato i cuori di tutti” – dice Salvini – “Non solo di noi politici ma di tutti coloro che stanno seguendo, è riaperture. Riaperture e ritorno alla vita”. La Lega sembra quindi restare aperturista, nonostante l’abbraccio all’esecutivo con diversi esponenti che potrebbero non pensarla così, Roberto Speranza in primis.
L’auspicio degli elettori del carroccio – e non solo – è quindi quella di scongiurare una sorta di “doppio gioco” leghista per tenere a freno i malumori, in attesa di vedere se davvero dopo Pasqua si tornerà davvero a un briciolo di normalità.
Ecco l’analisi di Pietro Salvatori, giornalista di Huffington Post, in diretta a “Lavori in corso”.
“Il problema è che dove ti giri è tutta maggioranza. A palazzo non c’è null’altro che non sia maggioranza, a parte la combattiva posizione di Fratelli d’Italia. Tutti gli altri stanno dentro al Governo Draghi e si trovano a mettere la faccia sugli stessi provvedimenti, dovendoli in qualche modo rivendicare. Così si determina questa paradossale situazione in cui tutti dicono “che bravi che siamo stati” mettendo il cappello su mezza riga del provvedimento piuttosto che su mezza dichiarazione.
Le dichiarazioni della Lega? Sono dichiarazioni improvvide. Se la Lega sa che, dopo Pasqua, ci sarà una svolta in tutto ciò che stiamo vivendo, lo dica seriamente, perché sennò è solo propaganda.
L’unica cosa certa è che la settimana prossima dovranno fare un nuovo decreto perché quello attuale scade il 6 aprile. Al momento l’unica ipotesi è un ritorno a scuola, seppur parziale.
Il ruolo di Mario Draghi all’interno dell’Unione Europea? L’esperienza Draghi è anche un ottimo modo per i partiti di prendere decisioni impopolari non assumendosene in pieno le responsabilità. E’ ovvio che Draghi ha un’autorevolezza che deriva dal passato in BCE, dobbiamo anche tener conto dell’estrema volatilità dei Presidenti del Consiglio italiani. La Merkel ha potuto assumere il ruolo che ha perché sono 17/18 anni che guida la Germania. Anche lo stesso Macron. Sono leader che possono contare su un lustro di protagonismo sulla scena europea. Noi, negli ultimi 15 anni, abbiamo avuto Renzi che è stato il Presidente in carica più a lungo, circa 3 anni, Conte gli si è avvicinato molto ma parliamo sempre di leader che sono meteore nell’economia degli affari europei. Questo è una zavorra per Draghi, che però non ha bisogno di Palazzo Chigi per assumere autorevolezza. Lui capitalizza l’autorevolezza che si è conquistato nella BCE in questa esperienza.
La situazione di Roma sul fronte politico? Roma è il grande problema, non solo dei romani, ma anche della coalizione giallo-rossa perché lì c’è l’elefante nella stanza che è Virginia Raggi. Lei si è ricandidata senza chiederlo. Questa mossa ha costretto il M5S a difenderla. Il primo banco di prova dell’alleanza giallo-rossa con i due nuovi leader Conte-Letta è proprio un accordo sulle amministrative e questo accordo rischia di saltare a Roma. Bastava vedere quello che ha detto ieri Zingaretti. Questo è un problema complesso che Conte non vuole affrontare. E quindi anche la svolta del M5S tarda e difficilmente Conte diventerà leader del Movimento prima che questa storia venga risolta”.