Il momento dei bilanci sull’efficacia o meno delle misure di contenimento del nuovo coronavirus è arrivato ormai da un pezzo. In tutto il mondo sono tantissimi gli studi che sono stati fatti per cercare di determinare se lockdown e mascherine sono effettivamente funzionali al blocco della circolazione del virus. Il paragone che fin dall’inizio ha creato maggiori scontri è quello tra Italia e Svezia: l’una super restrittiva, l’altra dalla linea morbida, eppure, dati alla mano, con curve di decessi per milione di abitanti e numero contagi straordinariamente simili se non addirittura a favore delle modalità perseguite dal paese scandinavo.
A richiamare questo confronto parlando proprio di misure di contenimento è stato il virologo di fama mondiale Didier Raoult in occasione della sua interrogazione da parte della Commissione d’Inchiesta francese che si occupa della valutazione delle politiche pubbliche di fronte alle grandi pandemie alla luce della crisi sanitaria del covid-19 e della sua gestione.
“Cosa ne pensa delle misure di confinamento totale? Avrebbero potuto essere evitate? Qual è la sua opinione sulla dottrina della mascherina? Riconosce che la sua geometria è stata a dir poco variabile e che ancora oggi è sfocata?” Queste le domande poste al Direttore dell’Istituto ospedaliero universitario di Marsiglia per le malattie infettive da parte del Senatore francese Jean Sol.
La sua risposta in questo video tradotto in italiano estratto dall’incontro che si è svolto al Senato di Francia lo scorso 15 settembre 2020.
“Mi chiede del confinamento e delle mascherine… Queste sono domande difficili. I ricercatori stanno iniziando a svolgere studi comparativi, ma sono difficili da analizzare in quanto i comportamenti sociali differiscono da un paese all’altro: i contatti tra le persone non sono gli stessi in Svezia o in Italia. È quindi molto complesso confrontare l’efficacia delle misure di contenimento.
Dichiarai al Presidente della Repubblica che il ruolo del politico era, a mio avviso, quello di prendere tutte le misure per evitare il panico. Se queste misure producono l’effetto opposto, non sono più funzionali.
Il contenimento, secondo le analisi condotte in Italia e Spagna su migliaia di donatori di sangue, non ha protetto individualmente le persone dal rischio di contagio: chi non era confinato era piuttosto meno positivo di chi lo era. Non esiste un substrato scientifico individuale, il che non significa che non sia una scelta sociale: piuttosto che farsi prendere dal panico, potrebbe essere rilevante confinare. Non so come rispondere.
Per la mascherina è lo stesso: non esiste una brutale verità scientifica. Esiste per il personale sanitario, che opera a 30 o 40 centimetri di distanza dai pazienti. Il rischio di contaminazione è quindi ovviamente maggiore ed è stato dimostrato che la mascherina riduce questo rischio in queste condizioni. Però questo non può essere dimostrato in altre condizioni.
Anche in questo caso è una questione di messaggio sociale: questo messaggio può essere utile, anche se non so se sia necessario essere estremamente punitivi in materia. Se indossare una mascherina cambia i comportamenti, impedisce alle persone di abbracciarsi e ricorda loro che qualcosa sta succedendo, potresti pensare che sia ragionevole, può aiutare a mantenere le distanze sociali senza avere enormi illusioni sul potere della mascherina stessa. La chiave sono le mani, devi strofinare l’alcol dieci o venti volte sulle mani ogni giorno”.