La paura di morire ha sopravanzato la volontà di vivere. Basta guardarsi attorno per rendersi conto dei danni causati da questo perenne stato di emergenza: le strade svuotate, i negozi chiusi, le imprese fallite. Un annichilimento della società che da un anno ha preso il nome di lockdown e che ha ristretto la libertà in nome della salvaguardia della salute.
Uno spirito del tempo non condiviso da Diego Fusaro che in diretta con Fabio Duranti e Francesco Vergovich ha parlato di un “mito della protezione totale che degenera nel mito della protezione totalitaria”. Secondo il filosofo, mai nella storia e tra le varie epidemie che si sono susseguite nei secoli, l’umanità ha reagito come oggi.
Questa la riflessione di Diego Fusaro a “Un giorno speciale”
“Perché gli italiani accettano tutto questo? È chiaro come il sole: abbiamo scoperto in nome della nuda vita, che è l’unica cosa in cui gli italiani credono, sono disposti a sacrificare tutto il resto, ivi compresa la libertà. Il paradosso è che mai nella storia del nostro occidente ci si era sognati di sacrificare la libertà in nome della mera vita e della sopravvivenza. Non ci sarebbero state le Termopili, la Resistenza, il Piave, se si fosse ragionato in questi termini.
La verità è che vita e libertà sono inscindibili. Non c’è vita senza libertà. Quella senza libertà non è più vita, è mera sopravvivenza alla maniera delle piante, che è quella che ci viene imposta da un anno a questa parte. Non ci stanno salvando la vita: ci stanno togliendo la libertà e quindi la vita stessa.
Il mito della protezione totale degenera nel mito della protezione totalitaria. Un Governo che imponesse ai suoi cittadini la protezione totale, il dovere alla salute, il controllo biopolitico del corpo in ogni sua componente, non sarebbe più un Governo democratico, sarebbe un Governo biopoliticamente totalitario. Questo è il punto fondamentale: il nuovo totalitarismo è di ordine biopolitico. Ritornano modalità di controllo biopolitico totalitario, sopra e sotto la nostra pelle. E’ quello che sta avvenendo oggi.
In tutte le epidemie della storia mai si trattavano come malati anche i sani. Questa è la novità assoluta: in nessuna epidemia della storia umana l’intera società è stata trattata come se non ci fosse distinzione tra sani e malati. Perché è subentrato oggi il concetto di malato asintomatico. Trattano tutti come malati senza distinzione.
Il crinale tra pan-demia e pan-demenza è stato superato già da un pezzo”.