Continua la divisione in zone per tutta la penisola italiana. Ma fino al termine del mese di aprile, secondo quanto emerge dall’ultimo decreto, la zona gialla sembrerebbe esclusa a priori. Il nostro Paese sarà perciò diviso tra zone rosse e arancioni al fine di contrastare la diffusione del virus e favorire la campagna vaccinale.
Evitare però un allentamento delle misure restrittive comporta il pericolo di non vedere la riapertura, tra gli altri servizi, di estetisti, parrucchieri e tutti quei locali volti alla cura estetica della persona. Secondo il saggista e giornalista cattolico Maurizio Scandurra, questo limite posto può rappresentare un deterioramento verso la psiche della persona stessa. Al riguardo il saggista afferma: “Se le persone non possono avere cura di sé, di certo non possono che trarne un danno”.
La cura estetica di una persona può essere considerata un servizio essenziale? E in che modo può danneggiare la psiche, fino ad arrivare a forme di depressione? Ne parliamo proprio con Maurizio Scandurra durante “Un giorno speciale”. Ecco il suo intervento in diretta.
“Il problema è questo: noi viviamo in zona rossa. In un periodo di restrizioni e quindi, se si è in zona rossa, dal parrucchiere e dall’estetista non si va. Peccato che però in Piemonte, la regione dove io vivo e opero, il Presidente Governatore Ciro ha deciso di fare una deroga e di dire che invece facciamo riaprire le tolettature per gli animali.
Credo che comunque tenere chiusi parrucchieri e estetisti che rappresentano la cura alla persona, che è uno degli aspetti più importanti anche psicologicamente nella società dell’immagine, sia un no-sense e una contraddizione in termini che, in qualche modo, può contribuire ad accentuare la nascita, il diffondersi di fenomeni depressivi nelle persone.
Se le persone non possono avere cura di sé, di certo non possono che trarne un danno e una forma di depotenziamento psicologico, emotivo, energetico che è la percezione del proprio sé. La cura della persona è un qualcosa che non può non essere ascritto all’essenzialità dei servizi.
Il rischio qual è? Se io passo da un momento in cui ho una certa ricorrenza della cura dell’immagine, ad una fase totalmente contrastante e contradditoria dove invece io perdo la consapevolezza di me, ecco che la potenza di questi due estremi fa sì che comunque ci sia un disequilibrio”.