La previsione a lungo termine di Montanelli ▷ Parole di 30 anni fa ma attuali come poche [11/04/21]

21 anni fa l’addio a Indro Montanelli. Le sue parole risuonano ancora oggi.

Ce lo aveva insegnato Orwell, quanto il ricordo del passato e l’identità siano strettamente collegati alle sorti del futuro, ce lo ha ricordato, nella sua “profezia” il maestro del giornalismo italiano.
Indro Montanelli non aveva visto Covid, fughe di cervelli, leggi da strapazzo, tecnologie all’avanguardia. Ma ne aveva comunque viste tante, quando nell’intervista concessa ad Alain Elkann, tracciava uno scenario futuro italiano che oggi, più che profezia, possiamo chiamare storia.

Il domani per gli italiani forse sarà un domani brillantissimo. Per gli italiani, non per l’Italia. Perché gli italiani sono i meglio qualificati ad entrare in un calderone multinazionale, non hanno una resistenza nazionale. L’individualità italiana si può benissimo affermare in campi scientifici. Quando gli specialisti italiani avranno a disposizione dei gabinetti europei veramente attrezzati brilleranno. L’Italia no, l’Italia non ci sarà, non c’è. Gli italiani che vanno in Germania diventeranno tedeschi, perché sono molto elastici. Alla seconda generazione sono assimilati dovunque vadano, è un difetto e una virtù. Per l’Italia non vedo un futuro, per gli italiani ne vedo uno brillante“.
Così a ‘Un Giorno Speciale’ Enrico Michetti e Fabio Duranti hanno commentato le parole profetiche del giornalista per antonomasia.

Duranti: “Gli italiani mancano di maturità”

Montanelli è uno dei grandi punti di riferimento del giornalismo italiano. Ha vissuto la guerra e il dopoguerra, ha visto evolversi il Paese e ha dato un giudizio sugli italiani: un popolo straordinario per le proprie capacità, per il talento e per un certo tipo di cultura che oggi sta scemando. Un popolo che potrebbe essere straordinari, ma al quale manca la maturità, la maturità dei diritti, la maturità di capire cosa sta accadendo al di là delle proprie convenienze personali.
A noi manca lo spirito che ad esempio hanno gli americani, che sono sempre europei andati oltreoceano, ma che poi hanno stretto un’alleanza tra di loro per difendere il paese
“.

Michetti: “C’è una minoranza prevaricatrice che semina distruzione”

L’Italia l’ha pensata Cavour, anche se poi non ci è mai vissuto, ma poi l’hanno costruita personaggi come Mattei e come Olivetti. Cioè, voi pensate che con Olivetti noi eravamo nell’innovazione tecnologica vent’anni prima, con la transizione tra la macchina da scrivere e il computer.
E in Italia tutto il circuito finanziario, per ordine derivante da chissà dove, a un certo punto, quando Olivetti stava facendo il salto di qualità (era diventata la prima azienda al mondo in termini di innovazione tecnologica), improvvisamente cessarono tutti i finanziamenti e gli chiesero di rientrare.
Lui non si perse d’animo, e pensò di andare in Svizzera a richiedere i finanziamenti, ma appena valicò il confine italiano morì misteriosamente. Però Olivetti aveva creato un’impresa che era già innovativa cinquant’anni fa e che, probabilmente, ad oggi non è stata ancora realizzata.

Stessa cosa Mattei, che era riuscito a dare al paese l’energia che ci sarebbe servita, quella che ci avrebbe fatto stare con un bilancio sempre in utile, perché noi abbiamo questo anello debole della catena, questa carenza energetica. Infatti il nostro sarebbe un paese in avanzo primario, se non dovesse pagare gli interessi passivi del debito pubblico. Questa carenza energetica non ci è stato mai consentito di colmarla.

Loro erano due uomini della Patria, che hanno lavorato per il benessere e lo sviluppo del proprio paese. Ma erano soprattutto due uomini della Patria, perché come quelli che sono caduti a Caporetto si sono immolati per il bene del popolo italiano.
Bisogna capire perché non hanno accesso ai libri di storia, nonostante sono due pilastri dello sviluppo del nostro Paese.
Credo che abbia ragione Montanelli, però noi abbiamo subito una corrente di pensiero distruttiva di tutto ciò che erano le istituzioni, del sentimento nazionale, dell’orgoglio patrio. Perché una larga maggioranza, ma silente del paese ama la patria, ma è sopraffatta dalla violenza, dalla protervia, dall’arroganza di una minoranza saccente che ci vuole imporre la non-italianità, l’omologazione. Succede perché è una minoranza superba e arrogante, perché quelli che amano la Patria, molto spesso hanno il difetto di essere cittadini per bene
“.