A lezione di cultura dalla Svezia: perché i bambini tornano a scrivere a mano...
Vi è una novità importante, degna della massima attenzione, che vede protagonista la Svezia. Il paese scandinavo, infatti, ha deciso di cambiare rotta, o più precisamente di invertirla, secondo la figura che i velisti qualificano come strambata. Almeno per quel che riguarda la scuola si tratta di un vero e proprio mutamento radicale.I bambini svedesi da quest'anno troveranno sui banchi carta, penna e calamaio, non più dunque gli ormai collaudatissimi e ovunque presenti supporti tecnici come i tablet. Questa decisione, che decisamente risulta controcorrente, è maturata alla luce di una ricerca. Una ricerca che ha mostrato come i bambini educati a scuola con i soli supporti tecnici presentino non trascurabili problemi di apprendimento.
Si segnala ad esempio una difficoltà nella lettura e anche nella scrittura. E così la Svezia ha deciso di tornare alle tradizionali carta e penna. Una decisione importante che ci segnala, tra le altre cose, la decisiva funzione svolta dai metodi tradizionali di apprendimento, quelli che, in nome della marcia del progresso declaritato in claritatem, si era ritenuto opportuno superare a beneficio della tecnica e dei suoi ritrovati più recenti.Con ciò è avvalorata la tesi secondo cui non tutto ciò che viene dopo è meglio necessariamente di ciò che c'era prima. In molti casi valgono davvero le celebri parole di Verdi: "tornare all'antico, sarà un progresso"Ecco, è interessante la vicenda della Svezia perché rappresenta una sorta di risveglio, per ora timido, e non certo di massa rispetto all'incantesimo del progresso tecnocratico, quel progresso tecnocratico che finisce senza che ce ne avvediamo sempre di più per governarci, generando in noi l'illusione di esserne i padroni.
Il dispositivo classico della tecnica è messo a fuoco da autori del Novecento decisivi come Martin Heidegger in Germania o come EmanueleSeverino in Italia, i quali, pur con prospettive differenziate, hanno bene adombrato come l'uomo si illuda di essere il signore della tecnica proprio quando in realtà ne è signoreggiato.Con le grammatiche di Heidegger, l'uomo pensa di disporre della tecnica quando invece ne è disposto, ed egli finisce senza vedersene per essere l'utilizzato. Der Gebrauchte, diceva Heidegger, il quale si spingeva anzi a sostenere che l'uomo in balia della tecnica finisce per diventarne un giocattolo.Questo aspetto è interessante, soprattutto se si considera che viviamo in un tempo di ipnosi collettiva, tecnocratica, in grazia della quale ci illudiamo che la tecnica sia la panacea universale, possa risolvere ogni problema e magari anche dispensarci dalla fatica del pensare. A parte il fatto che la stessa locuzione, intelligenza artificiale, così di moda, è ampiamente ingannevole, dato che l'intelligenza si distingue dal calcolo. Le macchine potranno calcolare benissimo, ma non saranno mai in grado di pensare, se per pensare intendiamo filosoficamente la capacità di questionare sui temi fondamentali, sull'essere e su Dio, sulla trascendenza e sull'ente in quanto tale.
Insomma, la Svezia si sta risvegliando ed è da sperare realmente che si tratti di un incipit di risveglio collettivo presto o tardi destinato anche ad arrivare, speriamo il prima possibile in verità, anche nella nostra Italia.
Proposta di legge shock dal Regno Unito: arrestare chi viola le nuove norme sull’ambiente
Alla fine ci siamo arrivati e non era poi così difficile da prevedere che si potesse giungere, presto o tardi, a questo risultato che...
Proteste contro il rigassificatore: solo uno dei tanti sciagurati effetti delle sanzioni alla Russia
Voglio oggi parlarvi di un fatto che, curiosamente, è passato per lo più sotto silenzio, ma che, a giudizio di chi vi sta parlando, merita attenzione, dirò di più, la massima attenzione. Nella giornata di domenica scorsa ben 16.000 persone in Liguria hanno formato pacificamente una enorme catena umana sulla costa contro la decisione del Presidente della Regione Toti di istituire un rigassificatore a largo di Vado Ligure, nei pressi di Savona.Ebbene, 16.000 persone, in maniera pacifica, hanno rivendicato il loro sacrosanto diritto di dire no rispetto a una scelta che vivono, da qualunque angolazione la si guardi, come sbagliata, come controproducente, come antitetica rispetto ai loro interessi, come lesiva della loro dignità. Siamo al cospetto di uno dei tanti effetti sciagurati delle sanzioni alla Russia e della interruzione dei rapporti commerciali con essa.
Poiché l'Europa ha interrotto i rapporti con la Russia, non può più fornirsi dalla Russia del gas e dunque deve rigassificare, utilizzare il gas che arriva da Washington, che ovviamente fa la parte del tertium gaudens, dato che adesso Washington, grazie a questa guerra tra Russia e Ucraina, è riuscita nell'obiettivo fondamentale, quello di separare l'Europa dalla Russia e da tutto il mondo non americano e, in maniera sinergica, di rendere l'Europa stessa ancora più colonia di quanto già non fosse, rispetto alla plutocrazia neoliberale incapsulata nella civiltà tallassocratica del dollaro. La questione del gas, come sappiamo, è divenuta fondamentale, dato che l'Italia, come il resto dell'Europa del resto, non può più fornirsi dalla Russia, ormai ritenuta nemica, perché così ha deciso Washington. Ebbene, quella dei Liguri è stata una protesta sacrosanta, pacifica, basata su ragioni fondamentali.
Oltretutto una protesta senza colore politico, che ha saputo unire migliaia di Liguri nell'esigenza fondamentale di proteggere la loro splendida terra dal rigassificatore. Curiosamente il presidente della regione Toti continua a postare sui social bellissime foto di paesaggi splendidi della Liguria, una delle terre più belle d'Italia, senza mai fare un cenno, nemmeno per sbaglio, alla questione del rigassificatore e ovviamente senza fare alcun cenno, a maggior ragione, alla riuscitissima protesta che i Liguri hanno indetto con grande successo contro il rigassificatore stesso. Ebbene siamo al cospetto di una delle tante contraddizioni della globalizzazione neoliberale che nei miei lavori ho chiamato una 'glebalizzazione' e al tempo stesso una 'anglobalizzazione'.Glebalizzazione da che il ritmo della globalizzazione produce sempre più povertà e genera una massa di nuovi servi della globalizzazione. Li chiamo i servi della glebalizzazione, variando sul tema. Si tratta poi di una vera e propria anglobalizzazione da che coincide con il movimento di americanizzazione del mondo, quel movimento che si manifesta anche nella interruzione dei rapporti dell'Europa con la Russia e con la Cina e, in maniera sinergica, della trasformazione dell'Europa stessa in una colonia di Washington, più ancora di quanto già non fosse.
Anche Elly Schlein torna a straparlare di sanità pubblica: “Pronti alla mobilitazione”
Elly Schlein, la guida delle sinistre fucsia neoliberali e postmoderne dimentiche di Marx e di Gramsci, e tutte proiettate sui capricci arcobaleno, è tornata...
Le tracce passate inosservate nel libro di Vannacci: ma quale visione alternativa
In molti si domandano insistentemente se il generale Vannacci, autore del fortunato quanto mediocre libro "Il mondo al contrario", sia funzionale al sistema che...
L’ultima lettera di Bergoglio alla ONG di Casarini: non per caso vengono celebrati entrambi
C'è un nuovo intervento degno considerazione da parte di Bergoglio, che taluni si ostinano a qualificare, a celebrare come Papa, ma che, come abbiamo...
La lotta per il salario minimo è l’ennesima prova di incoerenza della sinistra
Uno dei cavalli di battaglia della odierna New Left ultraliberista e postmarxista è, come è noto, la richiesta del salario minimo. Una richiesta che viene utilizzata in maniera altamente ideologica contro il governo della destra bluette neoliberale, capitanato da Giorgia Meloni. Una richiesta sacrosanta mi permetto di aggiungere.Il salario minimo è infatti un punto di partenza, non di arrivo, per la tutela dei diritti dei lavoratori in Italia. Indi per cui la lotta per il salario minimo è, ripeto, sacrosanta. Quello che ci permettiamo, come subito diremo, di contestare, è il modo con cui le sinistre fucsia stanno conducendo questa battaglia.
Anche i sindacati naturalmente sono schierati a spada tratta in difesa del sacrosanto salario minimo garantito. Nulla da eccepire su questo punto. Peccato però, e qui vengo al dunque, che quando la sinistra era al governo negli anni scorsi non abbia mai fatto letteralmente nulla per introdurre il salario minimo, che anzi ha variamente avversato.Pensate che in un articolo apparso nel 2019 su Il Manifesto, giornale non certo sospetto di nemicizia rispetto alle sinistre neoliberali, addirittura si spiegava per quali ragioni a quel tempo i sindacati fossero contrari all'introduzione del salario minimo. Sì, avete capito bene, la CGL ad esempio nel 2019, stando al manifesto, era contraria all'introduzione di quel salario minimo che oggi difende a spada tratta contro la destra bluette neoliberale di Giorgia Meloni. Insomma, siamo alle solite, possiamo ben dire.
Al di là del vitreo teatro della contrapposizione ideologica tra la destra e la sinistra, regna in contrastato e sovrano il partito unico articolato del Capitale, partito unico del capitale che si riproduce mediante la finta contrapposizione tra una destra e una sinistra, egualmente interne allo stesso ordine neoliberale. Come peraltro limpidamente affiora dalla tragica vicenda del salario minimo che in realtà né la destra né la sinistra vogliono realmente introdurre.E qui sta il paradosso tragicomico della situazione odierna. Le sinistre contestano alle destre di non aver introdotto finora quel salario minimo che esse stesse sinistre quando erano al governo mai hanno introdotto e che anzi hanno avversato. Voi capite che una situazione pirandelliana di questo tipo è altresì sconcertante e ci rivela una cosa in maniera ad Amantina che destra e sinistra non tutelano a ugual titolo gli interessi dei lavoratori e che anzi per riprendere una geografia politica alternativa destra e sinistra rappresentano l'alto contro il basso vale a dire il capitale contro il lavoro il patriziato cosmopolitico no border contro le classi nazionali popolari che vivono del loro lavoro questo è il punto fondamentale destra e sinistra debbono essere superate per ripensare nuove categorie di emancipazione del basso e dei lavoratori.
Giuliano Amato ritratta su Ustica: questa vicenda non ha nulla di credibile
Continuano senza sosta le travagliate peripezie legate alla verità di Ustica, della strage cioè che portò alla morte di moltissimi innocenti nel giugno del 1980 e che fino a pochi giorni addietro era rimasta oggetto di mistero, avvolta da un alone di non chiarezza ebbene sembrava però che finalmente dopo 40 anni la verità su Ustica venisse a galla una volta per tutte quando pochi giorni addietro Giuliano Amato come ben ricorderete disse che la verità di Ustica era ormai allo scoperto era stato abbattuto l'aereo italiano dalla Francia addirittura Giuliano Amato chiedeva ai francesi di chiedere scusa per quell'episodio increscioso e deplorevole. Dopo 40 anni la verità sembrava finalmente emergere. Repubblica, rotocalco turbomondialista, titolava proprio in apertura con questa notizia.
Ebbene Giuliano Amato, che nei giorni scorsi aveva indicato senza lasciare dubbio alcuno nei francesi i responsabili della tragedia, qualche giorno dopo si è già rimangiato quanto detto e ha, come usa dire, ritrattato. Su Libero, ad esempio, compariva nei giorni scorsi un articolo nel quale veniva attribuita ad Amato una espressione significativa: "Mi sono confuso". In sostanza Giuliano Amato diceva di essersi sbagliato in relazione alle precedenti dichiarazioni da lui rilasciate su Ustica e che appunto si era confuso.
Come è possibile dunque fare affermazioni di quel tipo con tanta certezza per poi dirsi dopo due giorni confusi? E' davvero credibile questa vicenda? Come se non bastasse Giuliano Amato sembra aver nuovamente ritrattato se si considera che Repubblica nella giornata di ieri già di fatto rivedeva il giudizio di Amato che confermava quanto detto in precedenza, cioè che la strage fu compiuta dai francesi. Insomma, tutta una serie di peripezie che rendono ancora più complicato il già complicatissimo quadro della strage di Ustica. E' davvero credibile, ripeto questa vicenda, perché proprio ora stava emergendo la verità o la presunta verità intorno alla strage di Ustica? Che cosa ha indotto Giuliano Amato prima a parlare e poi molto rapidamente a ritrattare per poi, altrettanto rapidamente, a riconfermare? Non lo sappiamo, ma di una cosa possiamo essere certi al di là, direi, di ogni ragionevole dubbio.
Verità e giustizia in Italia latitano e continueranno purtroppo a farlo ancora per moltissimo tempo, se queste sono le premesse, se questo è il quadro generale della situazione nella quale ci troviamo. Insomma, la strage di Ustica sembrava finalmente chiarita, ma forse non lo è affatto. Quel che è certo è che una delle tante troppe vicende oscure del nostro paese, delle tante troppe vicende in cui hanno perso la vita moltissime persone innocenti che ancora attendono verità e giustizia, da Ustica alla strage di Bologna, passando per l'Italicus, Piazza Fontana, insomma si moltiplicano le stragi irrisolte nel nostro paese e questo sicuramente non ci dà motivo di grandi speranze.Radioattività - Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
L’Occidente fa due pesi e due misure: volevano liberarsi di Gheddafi, ora demonizzano i...
Pare che la situazione sul fronte africano vada notevolmente complicandosi. Il Niger, infatti, ha chiesto qualche giorno addietro l'immediata espulsione dell'ambasciatore francese. Ciò ha rivelato una volta di più con limpido profilo la propria volontà di continuare senza esitazioni e senza freni sulla linea dell'anticolonialismo e della piena rivendicazione della propria sovranità nazionale e della propria indipendenza da ingerenze esterne.Per inciso, come più volte abbiamo sottolineato, la sollevazione del Niger ha attivato una catena di analoghe rivendicazioni di sovranità e di opposizione alle scellerate politiche coloniali occidentali. Politiche coloniali occidentali che, va sottolineato, continuano in qualche maniera anche oggi a utilizzare in maniera sciagurata l'Africa come colonia al servigio dell'Europa, come peraltro affiora limpidamente dalla triste, tristissima e sciagurata vicenda del franco africano, strumento in grazia del quale la Francia continua a trattare in maniera coloniale l'Africa, o almeno alcune sue parti. Curiosamente, va sottolineato anche questo aspetto, l'Occidente, come ben ricorderete, celebrava con entusiasmo le primavere arabe, cioè i moti di protesta volti a favorire l'occidentalizzazione dell'Africa.
Le primavere arabe questo facevano, abbattevano quel che rimaneva del vecchio nazionalismo arabo, quello che si era a suo tempo manifestato in figure pur diverse come Gheddafi in Libia o ancora prima come Nasser in Egitto. Le rivoluzioni arabe chiudevano definitivamente quel ciclo e sembravano aprire una forma di ormai integrale occidentalizzazione dell'Africa. E per questo venivano celebrate, come già dicevo, dall'occidente attrazione atlantista.Adesso invece lo stesso occidente demonizza come terroristici e con altre espressioni ugualmente ostracizzanti i moti di protesta africani che si battono non per l'occidentalizzazione dell'Africa ma viceversa per la sua sacrosanta liberazione dal colonialismo occidentale. Si tratta a ben vedere della solita vicenda dei due pesi e delle due misure dalla quale si evince in modo nitido l'elevato tasso di ipocrisia con cui l'Occidente continua a rapportarsi anche all'Africa. Insomma, questi moti che in Niger hanno trovato un loro movimento di manifestazione fondamentale sembrano avvalorare l'idea che l'Africa voglia un panafricanismo, un indipendentismo, una forma di liberazione dal colonialismo occidentale, esattamente l'opposto di quel che era emerso con le rivoluzioni ampiamente colorate, dette rivolte arabe o primavere arabe di qualche anno addietro.Radioattività - Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
Amato ha fatto dichiarazioni epocali: i politici italiani che sapevano dovrebbero scusarsi
E adesso Giuliano Amato ha parlato. Lo ha fatto nei giorni scorsi proferendo parole davvero sconvolgenti, ha detto cose letteralmente epocalie le ha comunicate come se si trattasse in fondo di cose ovvie, risapute, che si possono dire serenamente come cose tra le tante.Secondo le parole di Giuliano Amato, che ampia eco hanno avuto nei giorni scorsi su tutti gli organi ufficiali di informazione, fu la Francia ad abbattere l'aereo della strage di Ustica del giugno del 1980. Certo, dalle parole di Amato si evince che non fu un gesto volontario, da che la Francia aspirava a colpire Gheddafi, che fu messo in salvo dal governo di Craxi, che a quel tempo, come è noto, era tra i governi in Europa più vicini alla Libia dello stesso Gheddafi. Il bersaglio dunque doveva essere la Libia e invece fu incidentalmente e anche sciaguratamente l'Italia, con la ben nota strage che costò la vita a moltissime persone che vivono nel ricordo dei familiari, di quei familiari che ancora ora stanno cercando verità e giustizia.Perché Giuliano Amato svela proprio ora la verità su Ustica? Questa è la domanda da porre e sulla stessa linea bisognerebbe anche domandare quanto segue: su quali basi Giuliano Amato svela ora con certezza indiscutibile la verità su Ustica? A ben vedere i casi sono due. Primo caso: hanno adesso trovato la prova determinante che mancava in tutti questi anni e che permette infine di dire senza tema di smentita quel che accadde nel 1980 con la strage di Ustica.
Come a dire, prima mancava la prova, adesso la si è trovata e si può dire, come ha fatto Amato, che fu colpa della Francia. Dovrebbero naturalmente dirci a questo punto qual è la prova in questione, qual è la pistola fumante, come usa dire, che permette di inchiodare la Francia, cosa che viene fatta ora e non nei 40 anni precedenti, va ricordato. Seconda ipotesi, già sapevano tutto nel governo italiano ma non hanno finora voluto dirlo, cioè per più di 40 anni hanno taciuto senza lasciar trapelare la verità che ora invece improvvisamente Giuliano Amato ha comunicato.Naturalmente, se così fosse, sarebbe davvero gravissimo. Detto altrimenti, se finora non ci hanno detto la verità su Ustica, potrebbe essere per il fatto che la verità ancora non era emersa e invece ora si è trovata la prova decisiva, o come usa dire, la pistola fumante, anche se 40 anni dopo rispetto alla straccia. Potrebbe essere plausibile, certo, ma dovrebbero allora dirci chiaramente qual è la pistola fumante, qual è la prova che ora è emersa e che permette di dire finalmente la verità di Ustica.
Se invece non è emersa nessuna novità, non si è trovata alcuna prova, allora la situazione non può che essere la seguente, come già ricordavo. Una parte dello Stato italiano già sapeva la verità su Ustica e solo ora, dopo 40 anni, la lascia affiorare. Se così fosse si tratterebbe evidentemente di una cosa gravissima, inaccettabile, di una vera e propria violenza inaudita ai danni del popolo italiano in generale e soprattutto ai danni delle vittime della strage di Ustica e dei loro familiari.Amato ha chiesto a Macron di chiedere scusa all'Italia, ma in verità nel 1980 Macron portava ancora i calzoni e probabilmente non aveva nemmeno contezza di quelli che fossero i rapporti internazionali. A chiedere scusa all'Italia dovrebbero essere, ancora prima dei francesi, i politici italiani che non hanno fatto emergere la necessaria verità fino a oggi. Questa è la verità che bisogna avere l'onestà e il coraggio di ripetere con enfasi.Radioattività - Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
“Facciamo una nuova legge”: l’ultima sparata di Schlein sul fascismo fa anche il gioco...
E adesso l'immarcescibile Elly Schlein vuole proporre una legge contro, udite udite, la propaganda fascista. Proprio così, a giudizio di Elly Schlein, vestale fucsia...
Impennata Covid, accade di nuovo: non è tutto finito, ora torna “l’emergenza” ma solo...
Adesso si torna prontamente a parlare dell'emergenza Covid. Ad esempio la Stampa, giornale sabaudo, mette in questi giorni a tema l'impennata vertiginosa dei casi...
Le morti sul lavoro aumentano: a nessuno interessa, né a destra né a sinistra
Ci sono stati cinque morti nei giorni scorsi nei pressi di Torino. Cinque morti che stavano lavorando in stazione quando sono stati travolti daun treno che procedeva ai 160 chilometri all'ora. Nel 2023, a quanto pare, è ancora possibile morire sul lavoro in questo modo letteralmente disumano. Anzi, la verità non detta perché non dicibile è che oggi le morti sul lavoro, in modo barbaro, sembrano aumentare rispetto al passato. Anche questo, in effetti, fa parte della gloriosa storia post1989 e del magnifico progresso della civiltà neoliberale. Progresso della civiltà neoliberale nei cui spazi alienati vediamo ogni giorno di più contrarsi i diritti sociali. A tal punto che si potrebbe ragionevolmente sostenere che le condizioni del lavoro in Occidente stanno atrocemente peggiorando. E stanno peggiorando grazie alle leve spietate della globalizzazione e della sua competitività al ribasso. Competitività al ribasso che, come non ci stanchiamo di ripetere, non porta diritti ove ancora essi non vi siano. Al contrario, sopprime i diritti ove essi siano ancora presenti. I diritti vengono oggi liquidati come privilegi, come determinazioni proprie di chi era abituato a vivere al di sopra delle proprie possibilità, secondo una delle frasi più abiette che la civiltà neoliberale va ripetendo in guisa di ritornello. Quanto a diritti, inutile negarlo, l'Occidente pare ormai diventata una periferica colonia fra le tante della civiltà turbocapitalistica.
Ma di questa strage di diritti che culmina non di rado nella strage di lavoratori, come è accaduto nei giorni scorsi a Torino, nessuno si interessa, a destra come a sinistra. La destra non se n'è mai curata, la sinistra ha vergognosamente smesso di farlo già da tempo e si è disinteressata dei lavoratori spostando l'attenzione su altre priorità, evidentemente più in tono con la civiltà neoliberale, dai capricci arcobaleno alla green economy. Per questa cagione, di questi lavoratori morti nei pressi di Torino, nessuno si curerà. perché non fanno notizia, perché non rientrano nell'orbita delle questioni politiche proprie della destra e della sinistra come due diverse ali fintamente oppositive della medesima aquila neoliberale. Perché queste, le tragedie come quella di Torino, sono la vera contraddizione della società capitalistica, l'indicibile par excellence. D'altro canto, non deve sfuggire come in ambito giuridico la sfera del lavoro sia l'unica, ad oggi, in cui ancora esiste in Occidente la dicitura subordinata in relazione alla persona giuridica. Questo sembra essere il meglio che la civiltà neoliberale possa offrirci. arcobaleno per tutti e poi morti sul lavoro. Proprio così, mentre la mano destra toglie i diritti sociali e del lavoro, la mano sinistra, a modo di compensazione e di distrazione, continua aoffrire diritti arcobaleno, cioè capricci di consumo per ceti abbienti.
Frase ‘shock’ di Santana: da quando in qua dire una palese ovvietà viene percepito...
Sul Fatto Quotidiano Magazine leggiamo nei giorni scorsi un articolo dal seguente evocativo titolo. "Una donna è una donna e un uomo è un uomo". Frase shock di Carlos Santana durante un concerto.
Proprio così è questo il titolo proposto senza esitazioni e senza perifrasi dal Fatto Quotidiano Magazine. Quel che più colpisce del titolo è naturalmente la parola shock abbinata a una frase di per sé banale o che almeno tale sarebbe apparsa fino a qualche anno addietro. Ebbene, l'aver detto che un uomo è un uomo e una donna è una donna, cioè una palese ovvietà, un giudizio tautologico al pari di un cane è un cane o un'automobile è un'automobile, viene percepito oggi come un gesto di lesa maestà al pensiero unico politicamente ed eroticamente corretto, o se preferite, al nuovo ordine mentale di completamento del nuovo ordine mondiale turbo-capitalistico.
Proprio così, nell'evo del pensiero unico politicamente ed eroticamente corretto, la semplice constatazione di per sé banale, secondo cui esistono secondo natura uomini e donne, e ciascuno di essi è in qualche modo identico a sé senza possibilità di confondere gli uomini con le donne e le donne con gli uomini, viene oggi percepita come una frase shock, come la palese e violenta violazione di un tabù coerente con la nuova forma mentis di completamento dei rapporti di forza su scala globale. Aveva ragione quel filosofo che sosteneva che sarebbe presto o tardi giunto un tempo in cui si sarebbero dovute sguainare le spade per difendere la tesi secondo cui i prati sono verdi.
Con Oswald Spengler potremmo ben dire che stiamo davvero vivendo appieno il tramonto dell'Occidente, quale si manifesta anche da scene come quella che stiamo discutendo, quella per cui Carlos Santana ha dovuto fare successivamente anche un mea culpa per aver pronunziato quella frase di per sé banale. Il nuovo ordine erotico, l'abbiamo sottolineato molteplici volte, prevede che non esistano uomini e donne secondo natura, ma solo individui unisex che, secondo lo schema del consumismo, possono decidere sovranamente, secondo il loro desiderioe secondo il loro capriccio, che cosa vogliono essere, peraltro di volta in volta, cambiando, a seconda dei gusti del momento, la propria identità. E questo è il tempo delle identità fluide, e quindi inesistenti, di volta in volta costruite in una sorta di bricolage dell'identità, a seconda dei gusti e dei piaceri del momento.
Ed è questa l'essenza capricciosa della civiltà desiderante della tecnica, nei cui spazi blindati e reificati ogni capriccio diventa un diritto e non esiste limite naturale da che tutto è affidato alla volontà di potenza illimitatamente autopotenziante si propria della civiltà della tecnica l'episodio di per sé di scarso conto di Carlos Santana è emblematico in riferimento a ciò che stiamo asserendo la civiltà della tecnica abbatte ognilimite fin anche il limite della natura che ci vuole secondo nascita a livello cromosomico maschi e femmine e vuole imporre come unica leggequella del desiderio e del capriccio che può riplasmare integralmente l'essere a seconda dei gusti del momento e soprattutto a seconda delle convenienze del consumismo imperante.
Radioattività - Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
Brics sempre più uniti: la Cina guida la resistenza al dominio statunitense dei Paesi...
In molti, da più parti, vanno domandandosi con greve preoccupazione se l'ascesa e il consolidamento dei cosiddetti BRICS coincida in tutto e per tutto,...
Vannacci va criticato, non censurato: gli stanno facendo un favore
Censurare nelle librerie il libro del generale Vannacci, intitolato Il mondo al contrario, pare stia diventando un vero e proprio sport nazionale. Vero è...
Privatizzazione dei porti: la nuova trovata del Ministro Tajani che fa breccia nel cuore...
E adesso il ministro del governo della destra bluette neoliberale Tajani propone disinvoltamente la privatizzazione dei porti. Proprio così, la privatizzazione dei porti, come se fosse la cosa più ovvia e più normale del mondo. Tajani ha detto che il governo ha bisogno di fare cassa e dunque a estremi mali bisogna far fronte con estremi rimedi.
Si tratterebbe, se mai dovesse avvenire, di un ulteriore tassello nell'esiziale processo di privatizzazione integrale del mondo della vita e ciò secondo quel paradigma americano che ormai sta letteralmente colonizzando e conquistando anche il continente europeo. L'Unione Europea stessa, come più volte abbiamo sottolineato, lungi dal contrastare i processi della globalizzazione neoliberale e ciò che più li ha favoriti nel vecchio continente. La cosa massimamente sorprendente è che la proposta di Tajani provenga con tutta evidenza da un governo, quello di Giorgia Meloni, che ancora ha il coraggio dopo tutto di definirsi, non si sa con quale coraggio, patriota e sovranista.
In realtà si tratta, in maniera inconfutabile, di un governo palesemente nemico dell'interesse nazionale e altresì palesemente cultore dell'interesse globalista del capitale no border e della grande finanza del padronato cosmopolitico. Un governo che all'Italia preferisce l'Unione Europea, alla pace preferisce l'imperialismo a stelle e strisce, al bene comune preferisce la logica illogica della privatizzazione integrale, financo dei porti, secondo l'eventualità sbandierata dal ministro Tajani. Detto altrimenti, si tratta di un governo che, al di là degli altisonanti proclami ideologici puntualmente disattesi, si presenta a tutti gli effetti come la continuazione peggiorativa, se mai è possibile, del governo dell'euroinomane di Bruxelles, Mario Draghi.
Di questo passo, il governo di Giorgia Meloni potrebbe presto arrivare a privatizzare l'intero mondo della vita, financo l'aria che respiriamo. Sulla questione della privatizzazione dei porti, per una volta tanto si è risvegliata, dulcis in fundo, anche la CGL, che dopo un lungo torporio,se preferite dopo un lungo letargo, è tornata a parlare del tema del lavoro. E lo ha fatto ponendosi, a ragion veduta in questo caso, alla proposta sciagurata del governo di Giorgia Meloni relativa alla discussa idea della privatizzazione dei porti.
Meglio tardi che mai, verrebbe spontaneo commentare, ma poco cambia in realtà rispetto alle tendenze esiziali che stanno investendo il nostro paese e che, poco importa se vi sia la destra blu etnoliberale o la sinistra fucsia neoliberale, sono ugualmente all'insegna della privatizzazione integrale del mondo della vita nell'accezione prima richiamata. Sarebbe più che mai necessario oggi difendere l'interesse nazionale e procedere nella direzione opposta rispetto alle privatizzazioni. Bisognerebbe semmai nazionalizzare gli assetti fondamentali dell'economia nazionale.
Ma è esattamente ciò che non fanno i governi neoliberali, poco importa se di destra o di sinistra.
Radioattività - Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
Il Giappone riversa le acque contaminate di Fukushima nell’oceano, ma obbligano noi a cambiare...
Fa indubbiamente assai discutere la scelta del Giappone di riversare nell'oceano le acque contaminate di Fukushima. Fukushima come sappiamo è stata la sede della...
I paesi del BRICS fanno paura all’occidente filoamericano: stanno agendo per un mondo multipolare
Dal 2024 il gruppo dei BRICS si estenderà e comprenderà altri sei paesi. In particolare nuovi sei membri effettivi entreranno a far parte dei BRICS, cioè dei paesi disallineati rispetto all'ordine americano centrico. E questi nuovi paesi saranno l'Argentina, l'Egitto, l'Etiopia, l'Iran, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. Fa discutere soprattutto naturalmente l'ingresso dell'Arabia Saudita, che non per caso Repubblica, rotocalco turbomondialista, voce del nuovo ordine Washingtoniano, liberal globalista, indica nel suo articolo dedicato al tema come il paese scandalo di questa alleanza, di questa unione o confederazione che dir si voglia? Ebbene i BRICS in effetti fanno paura all'occidente a trazione atlantista e lo scalpitare di Repubblica neè una delle tante prove. La auspicabilissima possibilità di un mondo multipolare infatti, cioè sottratto all'imperialismo di Washington e alla globalizzazione americanocentrica, passa necessariamente dai BRICS e dalla loro capacità di coordinarsi in funzione antiatlantista. I BRICS sono i cosiddetti stati non allineati che stanno faticosamente, e direi anche ambiziosamente, provando a strutturarsi in maniera autonoma e coesa, con un fine molto preciso.Resistere insieme, facendo dell'unione la loro forza, alla violenza dell'imperialismo made in USA. Tra gli obiettivi non secondari di questa alleanza in fieri vi è quella che è stata, a ragion veduta, definita la dedollarizzazione del mondo, vale a dire la creazione di un sistema di scambi affrancato dall'imperialismo monetario del dollaro americano. Il Brasile di Lula in particolare, come sappiamo, si è fatto portavoce di questa fondamentale istanza.Un'istanza decisiva, voglio sottolinearlo, per la genesi di un mondo realmente multipolare. A rendere ancora più ambizioso e potenzialmente efficace il progetto è la sempre crescente vicinanza ai BRICS della Cina di Xi Jinping e della Russia di Putin, che sempre più stanno provando a organizzare intorno a sé il fuoco della resistenza all'imperialismo a stelle e strisce. Questa saldatura tra la Cina e la Russia, da una parte, ei BRICS dall'altra, è ciò che più temono gli Stati Uniti, i quali sono ben consapevoli del rischio elevatissimo della perdita della loro egemonia planetaria.Bisogna autenticamente sperare nella capacità dei BRICS, con l'aiuto della Cina e della Russia, di generare un mondo multipolare o poliarchico che dir si voglia. vale a dire un mondo sottratto all'imperialismo violento di Washington, che pure si presenta ideologicamente come democrazia dei diritti umani, di sottrarsi a questa violenza e di creare un nuovo equilibrio planetario. Sembrava che con il 1989 si fosse instaurato un regime monocratico e monopolare, quello statunitense identificato de facto con la globalizzazione come americanizzazione coatta del mondo, E invece la storia, che non smette mai di riservarci sorprese e che resta dopo tutto il regno dell'imponderabile, ci ha insegnato che è possibile l'emergenza di un mondo multipolare.La vicenda dei BRICS che stiamo discutendo ne è indiscussamente la prova.Radioattività - Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
Ucraina, i tre titoli mainstream che fanno invidia a Orwell: c’è anche l’ammissione sulle...
Sul fronte della propaganda bellica e imperialistica della NATO, quella che viene propugnata urbi et orbi dall'Occidente ridotto a semplice espressione geografica dell'imperialismo statunitense,...