L’inferno chiamato “patto di stabilità” potrebbe tornare molto presto: obbedite o peggio per voi
Patto di stabilità? Un po' come nell'immaginario degli antichi, c'era il Cerbero che sorvegliava le porte dell'Ade, cioè dell'aldilà.Così il patto di stabilità in...
Il vero obiettivo nascosto delle norme ESG: in gioco il futuro del 99% delle...
Insisto sul tema ESG perché è la preoccupazione più grande che io ho sul mercato economico e non ne parla praticamente nessuno. Una ulteriore...
Non possiamo permettere alle multinazionali di prendere decisioni che spettano alla politica
Ho parlato recentemente dei problemi posti dalle nuove norme ESG. Fondamentalmente oggi ve ne voglio segnalare tre, particolarmente importanti dal punto di vista della critica che faccio. Primo: qual è il costo di queste normative? Chi paga? Bello parlare del fatto che le imprese debbano rispettare l'ambiente, la società e via discorrendo. Ma qual è il costo? Ecco, il costo è asimmetrico perché si parla di portatori di interesse, cioè si parla del fatto che le imprese debbano ascoltare con comitati d'ascolto tutti i portatori di interesse.Ma chi paga queste cose? Cioè il tempo dedicato, scusate, a queste questioni, ma chi lo paga? E c'è un problema qua. Il fatto metodologico, non sono stati sentiti gli imprenditori, quindi la procedura di ascolto vale per tutti, tolto per i primi destinatari di queste normative, che sono appunto gli imprenditori. Si assisterà a un teatrino della politica con audizioni parlamentari dopo che sono state fatte le cose, quindi ormai non c'è più possibilità di intervenire.La seconda critica che faccio riguarda proprio il ruolo della politica. Perché? Beh perché di fatto io leggo per esempio con stupore che si ritiene che cento grandi imprese del mondo dovrebbero riunirsi e decidere cosa pensarne di ambiente o di società. Beh, io aborro questa situazione perché mi piacerebbe poter decidere di vivere in un posto dove ambiente e società sono decisi non dalla Coca-Cola o dalla Apple, ma dai rappresentanti politici di un sistema parlamentare che io magari posso eleggere, mentre invece questa visione che cento grandi imprese del mondo decidano la politica del pianeta è una visione elitaria che mi fa tornare indietro ai tempi degli assiri babilonesi. Ci sono voluti millenni di sangue per ottenere la democrazia, questo è molto grave. La terza critica che faccio riguarda la simmetria della situazione, cioè le norme ESG sono state pensate per un sistema internazionale molto diversificato.
L'Italia, per esempio, ha un sistema bancocentrico e un sistema fatto di family business delle aziende, per cui pensare di poter imporre delle norme che possono andare bene magari per un sistema di multinazionali e non per un paese che ha circa il 99% di piccole, micro e medie imprese, beh, significa avere una visione molto miope e distorta della realtà. Per cui il costo del denaro, inteso proprio come costo del capitale, potrebbe diventare asimmetrico tra l'Italia e altri paesi del mondo, quindi l'impatto di costo di queste normative potrebbe essere molto grave e penalizzante per il nostro paese. Queste sono prime tre considerazioni critiche che faccio, ce ne saranno altre.
Il prossimo sistema UE travolgerà tutto molto presto: economia e libertà esposte a rischi...
Il tema economico di maggiore importanza in questo momento riguarda le norme ESG, "Environment, Social and Governance". Si tratta di un sistema di norme...
La litania europea ci ha indottrinati: permettiamo a paesi come la Germania di agire...
Qualcuno continua a credere che la Germania sia più brava di noi "perché loro hanno fatto le riforme quindi "la loro economia è forte" insomma tutta quella litania che ormai da 20 anni ha indottrinato i cervelli dei non pensanti. La Germania invece registra un periodo negativo, un altro trimestre di crescita economica stagnante, con il PIL che si ferma allo 0% netto nel secondo trimestre, influendo negativamente sull'euro che continua a scendere. Settori come il commercio, i trasporti, i servizi pubblici registrano una diminuzione del valore aggiunto, mentre i prezzi alti influenzano i consumi privati. La disoccupazione aumenta leggermente e la produzione industriale tedesca registra un calo, prevedendo una battuta d'arresto anche per l'intera Eurozona, perché chiaramente la Germania è un po' il capo dell'Eurozona.
Il governo tedesco, guidato da Scholz, è considerato fragile. e questa situazione potrebbe influire sulla trattativa per la riforma del cosiddetto patto di stabilità e di crescita, ipotizzando un possibile scambio tra Germania e Francia per sostenere le reciproche economie. Vi segnalo che questo avviene dagli anni Ottanta, da quando la Germania e la Francia crearono l'Europa come la loro volevano, a loro immagine e somiglianza, per tagliare fuori il terzo concorrente che era l'Italia.
Ci fu un accordo tra Kohl e Mitterrand all'epoca, Questa situazione evidenzia l'instabilità del sistema europeo, mi permetto di aggiungere anche l'ingiustizia del sistema europeo e il fatto che l'eurozona rappresenti un fattore di instabilità per l'intera economia mondiale. Il governo italiano deve cercare di ottenere delle contropartite riguardo al tema del debito, ma malgrado questo, quest'ultimo viene ancora collocato senza problemi, il che potrebbe indicare un sostegno silenzioso da parte di altri paesi per in qualche modo ridurre lo strapotere tedesco. Insomma, tornare ad applicare il patto di stabilità significherebbe rimettere la camicia di forza all'economia nazionale e provocare di fatto un ulteriore aggravamento di quella che ormai hanno capito tutti essere non una crisi ma una vera e propria recessione.
Il mio parere è che perseverare diabolicum, cioè errare humanum est, ma noi ormai da 20 anni in questa litania europea, viva l'euro, viva l'Europa Unita eccetera, ci siamo lobotomizzati il cervello, siamo ormai abituati a pensare che sia giusto così, che alcuni come la Germania possono fare cose che altri invece non possono fare, e che in questa Europa a due, tre, quattro velocità ci possano essere delle unioni laddove invece ci sono solo delle evidenti differenze.
Lagarde colpisce ancora sull’inflazione: il rialzo dei tassi metterà tutti alle strette
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Questa visione delle ESG (Environmental, social, and corporate governance) in cui i portatori di interesse sono messi sullo stesso piano delle imprese ha un...
L’impresa fa gli interessi di tutti, ma chi fa gli interessi dell’impresa?
L'economia umanistica che sostanzialmente vorrebbe che tutta l'economia diventasse un qualche cosa di pertinenza, dei rapporti equilibrati tra l'impresa e il suo mondo. In un mondo idilliaco in cui tutta l'economia un qualcosa di pertinenza, di rapporti equilibrati tra impresa e il suo mondo, devono decidere per l'impresa i portatori di interesse, dell'ambiente, gli enti pubblici, gli enti locali, i rappresentanti di tutte le categorie, dei fornitori eccetera. Io parlo con gli imprenditori, io di mestiere aiuto gli imprenditori a fare scelte strategiche, consulenza strategica. Ora, coloro che scrivono di economia, avendola studiata sui libri, coloro che non hanno mai messo una firma in banca, mai rischiato il proprio capitale, mai sottoscritto una fideiussione o rischiato la propria casa per un mutuo aziendale, mai rischiato di perdere tutto per le pretese di un fisco cannibale, vorrebbero che coloro che fanno questa vita la dedicassero agli altri, come novelli San Francesco.
Stuoli di burocrati, soprattutto europei, predicano la creazione di valore condiviso, dimenticando per un attimo, ma giusto un attimo, visto che ad oggi non mi risulta, nessuno lo abbia ricordato, che si trascura un dettaglio e cioè la condivisione del rischio di tale risultato, che sarebbe asimmetricamente posto solo sui primi e non sui secondi. I primi sono gli imprenditori, i secondi sono i portatori di interessi diffusi, cioè sivorrebbe che il destino delle imprese fosse nelle mani di tutti coloro che sono portatori d'interesse nei confronti di quell'impresa, il che vuol dire tutti, perché anche chi attraversa in questo momento la strada è portatore di un interesse, perché è un consumatore, perché vive in un certo ambiente, perché fa parte di una certa società.
Ma qual è il punto che io osservo in questa critica? Che ci sono uomini, che si chiamano imprenditori, che dedicano la loro vita rischiandola, rischiando patrimonio, case, capitali, fisco, eccetera, e altri che beneficiano di questi interessi diffusi. Allora, come si fa a dimenticare questo piccolo dettaglio? Come si fa a mettere tutti sullo stesso piano e a dire che sulle decisioni dell'impresa devono pesare gli interessi diffusi di tutti coloro che con quest'impresa hanno dei contatti? Ci sono già le leggi. Attenzione, chi vi parla è stato uno dei primi che ha fatto una istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta contro un'azienda di Stato inquinante.Chi vi parla viene dal mondo contadino. Chi vi parla è a favore dell'ambiente. Ma come si fa ideologicamente dalle sedie dei burocrati ad...
Si mettono decine di interessi e si dimentica il motivo per cui esistono le...
Ieri parlavo della frase di Adam Smith. È una delle ragioni, questa frase, per la quale l'economia è così odiata da molti. Ricordo la frase, dice: "non è dalla benevolenza del birraio, del macellaio o dal panettiere che noi traiamo quello di cui abbiamo bisogno, ma dal loro interesse" una roba normale. Da quando mi occupo di economia umanistica, non passa giorno che non incontri qualcuno che trovi una contrapposizione tra la mia ricerca della centralità dell'uomo e le verità affermate da Smith.
Per quanto ciniche vi sembrano, e qualcun altro che vorrebbe che dal mondo economico si togliesse per esempio la moneta, considerata causa di ogni male, e ci si rifugiasse tutti a fumare spinelli vestiti di fiori con una chitarra in riva al mare, tralasciando altri dettagli per quanto ancora più piacevoli. Si vorrebbe, in tale visione dell'economia, che questa creasse magicamente la ricchezza per tutti. senza quel fastidioso corollario chiamato analisi della concorrenza, competizione, prezzi, mercati e soprattutto denaro e calcolo del suo costo che in economia è correlato al tempo.
Questa analisi della concorrenza è fondamentale nella pianificazione strategica e considera necessariamente l'analisi della crescita delle quote di mercato questioni molto pragmatiche e lontane dagli interessi degli stakeholder. In questo pezzo che vi ho letto di un mio testo critico sul tema degli SG di futura pubblicazione, io sto parlando di queste norme che arriveranno su tutto il mercato. Cambieranno il modo di dare denaro delle banche.
Cambieranno i rapporti tra piccole e medie imprese e grandi imprese. Cambieranno la catena del valore nei gruppi. Cambieranno il rapporto tra imprese private e imprese pubbliche.
Insomma, sta per cambiare tutto il sistema economico in modo ideologico. Cioè si parla di ambiente di socialità con una visione ideologica che parla degli stakeholder, portatori di interessi, quindi bisogna tenere conto degli interessi dei consumatori, dei verbi, dell'ambiente, della socialità, dei pari diritti, si mettono decine e decine di interessi e si dimentica il motivo per cui esistono le imprese: creare valore.
Se tu non crei valore, non lo puoi distribuire, e se tu metti tutta una serie di barriere e tutto il tempo degli imprenditori e del management viene dedicato a fare scartoffie, pezzi di carta, stupidaggini, giustificazioni burocratiche, tu distruggi la capacità dell'uomo di creare valore. Metti talmente tante regole che toglie la libertà. Tu stai praticamente distruggendo la possibilità di creare il valore in economia.
Malvezzi Quotidiani - L'economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi
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ESG: ecco le nuove norme in entrata nel mercato, i politici italiani hanno riflettuto...
Continuo sul tema degli cosiddetti ESG, cioè Environment, Social and Governance, che sono le norme, come sapete, che stanno per entrare sul mercato italiano come su tutti gli altri mercati occidentali.
Il rischio ulteriore è che tale approccio ideologico e moralistico si dovrebbe, si deve, può avere, come certamente ha, un approccio asimmetrico sulle diverse imprese in funzione delle diverse dimensioni. Le medie, piccole e micro imprese non hanno la struttura organizzativa e finanziaria sufficiente. Banalmente non possono permettersi le risorse umane per sostenere l'impatto di tali nuove regole allapari con le multinazionali.
Le seconde possono distaccare risorse, creare dipartimenti, organizzare team di lavoro, comitati di coordinamento e tutto ciò che serve per essere ISG compliance. Le prime, invece, dovranno adeguarsi nella catena del valore, nella supply chain, nelle norme bancarie di concessione delle risorse finanziarie, ma andranno in enorme difficoltà. L'ipotesi di acquisizione per incorporazione di molte imprese più piccole incapacidi competere strategicamente e la cosiddetta creative distraction di altre incapaci di adequarsi ai tempi mutati mi pare ben più che una possibilità.
In sostanza stiamo andando verso un aumento obbligato delle dimensioni richieste per rimanere strategicamente competitivi sul mercato. Michiedo se i politici italiani abbiano fatto questa riflessione considerando che il 99 per cento circa del comparto aziendale nostro avrà questi problemi dimensionali. Vi sto parlando perché prossimamente credo che andrò prima o poi ad un convegno alla Camera a dire queste cose perché da parte del mondo della politica italiana ormai io assisto da almeno 20 anni ad un appiattimento totale al pensiero unico estero vestito, come lo chiamava anche un compianto banchiere, l'avvocato Corrado Sforza Fogliani, che ricordo nelle mie conversazioni con lui.
Ebbene, è drammatico questo modo di fare, cioè mettere il cervello all'ammasso. pensare che le multinazionali del mondo possano prendere le decisioni di che cosa sia sociale, di che cosa sia ambiente, di che cosa sia il governo del mondo. Ecco, noi rischiamo di perdere le piccole, medie e micro imprese italiane se non sapranno capire che serve il pensiero strategico, serve cambiare per potersi adeguare a queste norme che non penso il politico italiano.
Malvezzi Quotidiani - L'economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi
Le multinazionali più grandi al mondo decideranno al posto nostro: ritorneremo indietro di 3.000...
Non credo che i cittadini italiani proprietari di case abbiano le risorse economiche in termini di risparmi privati per adeguarle alle nuove normative attese sulle ristrutturazioni degli edifici che dovranno ridurre impatti ambientali e fare uso di energie rinnovabili. Posso almeno affermare, a proposito di analisi di rischi, che interi borghi italiani, per non dire la quasi totalità dei piccoli comuni come dei grandi centri urbani, saranno costretti a svendere le piccole proprietà immobiliari tradizionale obiettivo di risparmio del nostro Paese a investitori speculativi esteri in grado di ottemperare finanziariamente alle nuove normative ambientali europee. Vorremmo sapere se il mondo politico italiano e le autorità abbiano pensato di fare almeno un'analisi strategica di rischio di passaggio del ruolo...
Piccole e medie imprese in pericolo: vivremo una crociata ideologica sull’ambiente
Environment,Social and Governance è una materia che sta per arrivare su tutte le imprese e anche le famiglie italiane di conseguenza e non possiamo non rilevare come l'Unione Europea abbia adottato un approccio di tipo ideologico alla materia. Più precisamente, l'ideale politico, quasi portato avanti ad ogni dichiarazione come una sorta di crociata occidentale, tende a porre l'Unione Europea come leader mondiale nella realizzazionedegli obiettivi del Patto sul Clima. La stessa Ursula Von der Leyen, presidentessa della Commissione Europea, ha avviato il pro prio mandato con il valore politico del cosiddetto Green New Deal, cioè l'accordo del Verde.Di qui sono continuati una serie di enunciati e proposizioni politiche, impattanti ad ogni livello normativo, che assumono che nel 2050 non ci siano più emissioni inquinanti sull'effetto Serra, la crescita economica sia dissociata dall'uso delle risorse naturali e nessuna persona, nessunluogo siano trascurati. Queste le ideologie alla base. Così i 27 Paesi membri hanno assunto degli impegni sull'impatto climatico, zero nel 2050, si sono impegnati a ridurre le emissioni del 55% rispetto ai valori del 1990 entro il 2030.
In questa crociata ideologica si è deciso di azzerare le emissioni prodotte dalle nuove automobili entro il 2035. Ora, se è ben chiaro l'assuntoideologico ed ecologico, che sposa una delle molte teorie possibili e scientifiche, mi pare chiaro molto meno il risultato economico. Da che mondo è mondo, le imprese producono reddito, ma devono produrre reddito prima di tutto per sé.Questa crociata ideologica che sta per arrivare, anzi è già arrivata, dirà che sostanzialmente tutte le piccole, medio e in futuro anche le micro imprese, credo, dovranno rispettare questo tipo di impostazione ideologica sull'ambiente, sul governo della società e sulla società stessa. Pena? Beh, per esempio le banche non daranno più credito. e tutta la filiera sarà coinvolta, cioè se tu sei una piccola media impresa ma lavori per una grande impresa, dovrai rispettare queste norme. Se tutti dovranno rispettare questi paletti, quale sarà l'elemento differenziante delle imprese? Perché mai bisognerebbe creare per questa via più posti di lavoro e più ricchezza?
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